L’ora della merenda
«E tu preferisci un cappuccino o una tazza di cioccolata?» chiede la mamma ad Amanda.
Amanda alza le spalle.
«Non mi va né l’uno, né l’altra».
«Non ti va il cappuccino che prepara la tua mamma?» si stupisce nonno Osvaldo. «Ma questo è inconcepibile! Nessuno – e sottolineo nessuno – può resistere a una simile bontà. Non ti senti bene, per caso?» continua a dire, toccando la fronte di Amanda.
«Sto benissimo! È solo che oggi non si va di far merenda».
«Almeno assaggia i miei biscotti! Il fornaio mi ha assicurato che gli sono riusciti meglio del solito».
Nonno Osvaldo indica il vassoio appoggiato sul tavolo, ma Amanda non lo degna di uno sguardo.
«Per mille pifferi stonati! Rifiuta pure i biscotti!» esclama il nonno, scandalizzato. «Giulia, non è che tua figlia sta male per davvero?»
«Niente affatto, nonno! Amanda sta benissimo» ribatte la mamma. «Ogni tanto le piace fare qualche capriccio, ecco tutto! Tu intanto bevi il tuo cappuccino, che ti si raffredda!»
Nonno Osvaldo annuisce e sorseggia piano il cappuccino.
«Delizioso!» dichiara soddisfatto, leccandosi i baffi. «Come lo prepari tu, non è capace di farlo neanche Tonino del bar sotto casa».
Adesso il nonno ha la punta del naso ricoperta di schiuma, sicché Amanda lo fissa con insistenza.
«Che vi dicevo?» si giustifica allora, passandosi il tovagliolo sul viso. «Il mio naso è un tuffatore nato. Anzi, dopo l’abituale tuffo del sabato nella schiuma del cappuccino, funziona a meraviglia. Sniff, sniff…» e il nonno annusa vistosamente i biscotti nel vassoio. «Il fornaio aveva ragione. Questi biscotti devono essere squisiti. Perché non ne prendi uno, Amanda?»
«No!» risponde Amanda. «Io volevo i biscotti ricoperti di zucchero a velo. Questi non mi piacciono!»
«Se ricordo bene, sabato scorso hai detto esattamente il contrario» interviene il papà.
«Infatti!» conferma la mamma.
Non mi importa quello che ho detto sabato scorso! Oggi mi vanno i biscotti ricoperti di zucchero a velo» ripete Amanda cocciuta.
«Senti un po’, signorina, non è il caso che tu la finisca con i capricci?!»
Dal tono di voce, Amanda capisce che la mamma ricomincia ad arrabbiarsi. Il capriccio che le si è annidato tra i riccioli però le prude troppo, perché possa farlo tacere.
Sta per rimbeccare la mamma, quando il nonno la interrompe con una delle su frasi bizzarre.
«Ah, se ogni capriccio diventasse un capretto!!! Ve lo immaginate? Io sì. I capretti di Amanda sarebbero i più graziosi di tutti. Avrebbero il pelo riccio e rosso come i suoi capelli».
Mamma e papà si scambiano un’occhiata.
“Che tipo nonno Osvaldo!” pensa la mamma. “Era già strampalato quando era soltanto un nonno. Ma da quando è diventato bisnonno…. Chi lo tiene più?”
Il capriccio di Amanda invece sembra disposto a quietarsi: a lui questa idea di trasformarsi in capretto non dispiace per niente. Così resta buono ad ascoltare il nonno Osvaldo che racconta. Racconta di quell’estate lontana , in cui – poco più che bambino – si ritrovò a far la guardia ad un gregge di capre.
«Le chiamavo tutte per nome» spiega nonno Osvaldo, con gli occhi lucidi di nostalgia. «C’erano la Lola, la Gina e il vecchio Generale, un caprone con le corna spezzate a furia di cozzarle contro i sassi del pascolo. C’era pure Dorotea, che era la mia capretta preferita. La rivedo come fosse ora: rimaneva incantata, smettendo addirittura di brucare, non appena suonavo il piffero che avevo costruito con le mie mani».
Amanda si beve le parole del nonno ad una ad una, finché anche lei non rivede la capretta Dorotea, intenta ad ascoltare un bambino che suona. Allora allunga una mano sul vassoio per prendere un biscotto. E, mentre lo addenta, pensa ad alta voce:
«Però, nonno… Quanti ricordi per una tazza di cappuccino!»